Abstract: Fino ai moti rivoluzionari femministi del Novecento, fatta eccezione per alcuni brevi periodi della storia francese e inglese, le donne non godevano di diritti civili e politici in Europa, a meno che si trattasse di regnanti: non potevano viaggiare da sole, scegliere di studiare, di lavorare, ereditare, testimoniare in tribunale, votare, divorziare o abortire legalmente. Qualunque fosse il loro ceto sociale, tutte le donne, quindi anche le artiste, avevano un tutore che per tutta la vita decideva per loro, e anche quando il diritto formalizzò la libertà di agire, di fatto per decenni esse continuarono a vivere sotto la guida e il controllo sociale di padri, fratelli, mariti. Le donne si dedicavano alla musica professionalmente solo se provenienti da famiglie di artisti, mentre per quasi tutte le altre la pratica strumentale rimaneva dilettantistica, ed era socialmente accettata perché si supponeva esaltasse le qualità cosiddette ‘femminili’.
Language: Italiano
Originariamente pubblicato in: Musiciste e compositrici – Storia e storie, a cura di L. Aversano, O. Caianiello, M. Gammaitoni, SEdM, Roma, 2021.
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